Sei positivo o positiva al covid19? Da oggi è bene che tu sappia che se soffri di una forma di malnutrizione (e non lo sai) le cose possono mettersi davvero male!
La positività al Covid19 ha messo in guardia gli scienziati e i medici di tutto il mondo.
Pare che nel trovare delle cure appropriate per contrastare la positività al virus, alcuni scienziati abbiamo indagato su ulteriori patologie che se non diagnosticate precocemente nei pazienti, tendono a peggiorare la situazione e aggravare lo stato di salute.
Oltre all’età avanzata e ad altre patologie quali diabete, malattie cardiovascolari, obesità ecc, ad influire sul livello di gravità della malattia infettiva pare sia il problema della malnutrizione.
Questo è un deficit riscontrato negli ammalati ricoverati nei reparti covid degli ospedali, dove sono sottoposti ad indagini approfondite. È bene precisare però, che della malnutrizione anche i pazienti che affrontano le criticità di questo virus all’interno delle mura domestiche non sono esenti dalle conseguenze provocate dai rischi nutrizionali.
Ora affrontiamo l’argomento cercando di capire cosa è emerso da una ricerca scientifica in modo da capire come può influenzare negativamente la malnutrizione nei pazienti covid19 e quale potrebbe essere una soluzione.
Ricerca medica sulla malnutrizione presente nei pazienti Covid19
Alcuni studi hanno dimostrato come gli ammalati covid19 (soprattutto gli anziani) si aggravino più facilmente se presentano un rischio di malnutrizione. In poche parole i sintomi avvertiti dal paziente per via del virus tenderanno a manifestarsi in modo del tutto aggravante costringendo un pronto trasferimento del malato in terapia intensiva.
Queste criticità sono state riscontrate ulteriormente grazie ad alcune ricerche mediche che hanno sottoposto in esame un campione di 90 pazienti considerati a rischio nutrizionale e aventi parametri di massa corporea fuori dalla norma.
Per individuare il rischio nutrizionale dei pazienti affetti da covid19 è stata messa in atto una procedura diagnostica nutrizionale che prende il nome di Nutritional Risk Screening 2002 (NRS-2002). Grazie a questa diagnosi è possibile comprendere appunto una serie di deficit legati allo stato nutrizionale del paziente.
Quale soluzione è emersa per affrontare il problema?
La soluzione trovata per frenare e curare l’avanzare del rischio nutrizionale è stata determinata da alcuni esperimenti ed è legata alla somministrazione dell’alimentazione proteica, e alla cosiddetta chetogenesi.
Dagli studi è emerso che se si sottopone il paziente a una dieta chetogenica, i corpi chetonici potrebbero avere un impatto sulle infezioni virali gravi e ovviamente favorire la cura.
Una dieta chetogenica viene impiegata sia a scopo preventivo per i pazienti che vogliono ridurre il loro peso corporeo, per controllare i livelli della insulino-reistenza, e soprattutto aumentare l’immunità.
Potremmo dire allora che la dieta chetogenica può essere seguita nella fase di trattamento dell’infezione per accelerare la guarigione.
Un regime chetogenico deve essere sempre indicato al paziente da uno specialista che farà un checkup appropriato sullo stato metabolico e se presente uno stato di malnutrizione. Nel caso in cui gli venga diagnosticato un rischio nutrizionale bisogna agire subito con degli interventi nutrizionali di questo tipo.
A chi rivolgersi per seguire una dieta chetogenica?
La soluzione ideale è affidarsi al Centro Keiron Nutrizione. Rappresenta un valido punto di riferimento per la prevenzione di rischi nutrizionali e per raggiungere uno stato di benessere.
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